Stare nel presente è un atto semplice, ma non è mica facile! Anzi, il presente può sembrare un posto molto frustrante a chi fa fatica a lasciarsi andare. Le ragioni di questa difficoltà possono essere tante: il sovraccarico mentale, la stanchezza eccessiva, il bisogno di controllo, lo stato di allerta… e anche una certa paura, perché a restare nel “qui e ora” ci si può sentire vulnerabili, mentre noi siamo abituati a sentirci sicuri fuggendo con la mente altrove, nelle nostre convinzioni o fantasie, nei ricordi del passato e le ansie del futuro. Per questa ragione alcune persone hanno un rapporto conflittuale con la meditazione: ci mette in difficoltà e quindi finiamo per evitarla, pur sapendo che ne avremmo un gran bisogno, forse più degli altri.
Che poi “meditare” significa veramente tante cose diverse, ma quando parliamo di stare nel qui è ora, generalmente ci riferiamo alla “Mindfulness”. Tutti l’abbiamo sentita nominare, pochi di noi sanno davvero di cosa si tratta. Scopriamolo insieme, visto che può portare un sacco di benefici!
Che cos’è la Mindfulness?
“Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare:a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”, spiegava Jon Kabat-Zim, biologo molecolare dell’Università del Massachusetts che negli anni Settanta del Novecento ha messo a punto l’approccio terapeutico. La Mindfulness è una forma di meditazione che porta la nostra mente a essere pienamente consapevole, attraverso una serie di esercizi che aiutano a focalizzare la nostra attenzione sulle sensazioni corporee e quindi a osservare il fluire dei nostri pensieri. Secondo uno studio di Harvard del 2010, la capacità di essere presenti alle nostre azioni è correlata al nostro livello di felicità: imparare a liberarci di quella che gli psicologi chiamano “deriva attenzionale”, ovvero la tendenza innata della mente a “volare altrove, a preoccuparsi di ciò che non c’è”, dovrebbe aiutarci a soffrire meno e quindi a vivere meglio.
Esistono più definizioni di Mindfulness, ma, come spiega Fabio Giommi, presidente dell’Associazione italiana per la Mindfulness (AIM), il termine da solo “rischia di perdere senso e di confondersi con mode new age. Piuttosto si dovrebbe parlare di protocolli Mindfulness-based (Mb), trattamenti standardizzati basati sulla meditazione mindfulness, utilizzabili in ambito sia sperimentale che terapeutico.”
La Mindfulness si basa sulla meditazione di piena consapevolezza del buddismo classico – è stata inventata da Siddharta Gautama, principe indiano noto come Buddha, più di 2500 anni fa – ma propone una pratica adatta a contesti quotidiani, riferisce l’AIM. Non si tratta quindi di una tecnica di rilassamento, di un modo per andare in trance o di un metodo che porta all’accettazione passiva: “è un atto che parte dall’attenzione e dal modo in cui la usiamo ed è talmente semplice che questa stessa semplicità ne rappresenta la vera difficoltà.” Come dicevano all’inizio, semplice non vuol dire facile, e noi facciamo fatica a essere semplici: soprattutto perché abbracciare la pienezza del presente significa entrare in contatto anche col disagio e col dolore, con ciò che non ci piace e che ci fa soffrire. In questo la Mindfulness è potentemente contro-intuitiva: allenandoci a fare spazio alle sensazioni e ai sentimenti più disagevoli, ci porta a lasciare andare i condizionamenti, a uscire dallo stato di oppressione e ad accettare la realtà per quello che è nel momento in cui la viviamo.
Oggi la Mindfulness è ormai molto popolare e viene applicata in svariati ambiti terapeutici e sperimentali. Dagli anni ‘50 a oggi, sono stati pubblicati più di 3000 studi scientifici sulla meditazione, e in particolare la Mindfulness, nata in ambito clinico, rappresenta forse la tecnica meditativa più indagata dagli studiosi. Al di là dei timori di alcuni esperti, che chiedono giustamente maggior rigore scientifico nelle indagini sul tema, la ricerca ha ampiamente dimostrato che la Mindfulness porta molti benefici. Quali sono?
Che benefici porta la Mindfulness?
La Mindfulness viene impiegata per fini terapeutici che vanno oltre il semplice benessere psicologico. Si usa infatti per ridurre lo stress sia a livello mentale che fisiologico: sembra infatti che riesca a spegnere l’attività di alcuni geni che sono all’origine dei processi infiammatori e stimolare il sistema nervoso simpatico a rilasciare sostanze antinfiammatorie. Questa azione antifiammatoria si rivela utile anche nell’affrontare tumori e malattie neurodegenerative come L’Alzheimer, e in generale a rallentare il declino cerebrale.
Secondo poi, se effettuata con regolarità, la Mindfulness aiuta anche a diminuire la pressione arteriosa, proteggendo da ipertensione, cardiopatie e infarto. Sembra inoltre che possa avere un effetto analgesico, aiutando ad avere maggior controllo sul sistema sensoriale e quindi a ridurre la sensibilità al dolore, nonché aumentare la produzione di anticorpi e potenziare l’azione dei neurotrasmettitori coinvolti nel sistema immunitario. Secondo una ricerca condotta all’Università della California, la Mindfulness riesce persino interferire positivamente con la replicazione cellulare e l’accorciamento dei telomeri nel DNA, e quindi avere un effetto anti-invecchiamento.
La pratica meditativa viene quindi utilizzata con successo per alleviare dolori cronici, ma anche per curare problemi digestivi, cefalee, insonnia; poi, ovviamente, porta moltissimi benefici in caso di disturbi psicologici, come depressione, ansia, disturbi alimentari – diminuisce infatti le dimensioni dell’amigdala.
La Mindfulness migliora l’attenzione, la concentrazione, la memoria, le abilità cognitive; aumenta la consapevolezza corporea, l’autostima, la serenità, il senso di gratitudine, l’empatia, la sicurezza in sé, l’intuito, la capacità di prendere decisioni e di risolvere problemi (perché sviluppa la corteccia prefrontale sinistra); aiuta nella gestione della rabbia e delle emozioni in generale, avendo effetti positivi anche sul fronte delle relazioni e delle prestazioni professionali. E poi lavora in profondità dentro di noi, facendo emergere potenzialità ancora nascoste. Per questa stessa ragione, non è adatta a tutti: esistono persone più fragili, che potrebbero entrare in contatto con parti di loro stesse che non riescono a gestire e andare incontro a effetti imprevisti. La Mindfulness richiede consapevolezza in tutti i sensi, e quindi va studiata, praticata per gradi e usata con coscienza, senza forzare i propri limiti protettivi.
La Mindfulness non può sostituire la psicoterapia, così come non può prendere il posto di terapie farmacologiche e trattamenti medici, ma è perfetta per accompagnare le cure, anzi, può rivelarsi determinante per il successo di queste. Ed è indubbiamente una mano santa per combattere lo stress della vita frenetica contemporanea e conoscere meglio noi stessi.
La meditazione è un’esperienza personale, e deve nascere da un’esigenza altrettanto personale. Se non l’avete mai praticata, o fate fatica ad approcciarla, la Mindfulness è la tecnica perfetta con cui iniziare. Chissà, potreste scoprire che il vostro presente è il posto più vero e bello in cui stare a questo mondo.